BORGHI ITALIANI, I POLMONI DI UNA NAZIONE
A cura di Giammarco Sestili
L’arte si tinge di verde
Andy Warhol, noto esponente della corrente artistica novecentesca ‘Pop Art’, affermava: ‘Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.’ Nulla di più vero. Perché, allora, non (ri)costruire questa terra? Durante gli ultimi anni, nel mondo dell’edilizia si sta praticando la ‘Riqualificazione Urbana’, che potremmo definire un vero e proprio fenomeno ambientale e artistico.

Un grande contributo per il turismo, come ne è un esempio Piazza Ferdinando Savoia a Peschiera del Garda, provincia di Verona, ristrutturata nel 2011, quando venne pubblicato un bando al quale aderirono molti partecipanti con ben 153 proposte. Dopo un’accurata valutazione, fu selezionato il progetto ‘CircleLab architettura’, realizzato dal 2014 al 2017. L’intervento di riqualificazione mirava a ristabilire l’equilibrio tra il tessuto urbano del centro storico, articolando uno spazio collettivo con sedute e fontane, ma anche, più concretamente, prevedendo 200 posti d’auto per residenti, religiosi e ospiti nelle strutture alberghiere.
Un turismo sostenibile
Nel 2017, l’allora Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini, ha promosso un’iniziativa chiamata ‘Borghi – Viaggio Italiano’ con lo scopo di valorizzare la rete di circa mille borghi in località italiane e offrire un turismo slow e sostenibile. Sempre il Ministro ha spiegato che spesso i borghi risentono di un triste fenomeno, quale lo spopolamento, nella maggior parte dei casi, giovanile; per questo è importante creare nuove occasioni per ripopolarli.
Da qui ci possiamo collegare ad un’iniziativa molto curiosa chiamata ‘Borghi della Felicità’, volto alla concretizzazione di un futuro sostenibile che può essere realizzato attraverso la centralità delle persone. I due esempi più conosciuti riguardano il comune di Saluzzo, provincia di Cuneo, e Melpignano, provincia di Lecce. Tutto questo nasce a seguito del grande fallimento economico che ha visto il benessere solo per poche persone, mentre sono state sprecate enormi quantità di denaro, di fatica e di tempo per tutte le altre persone più povere. È perciò fondamentale espandere questo benessere a tutti gli individui, senza il continuo spreco di risorse economiche.

“Borghi della felicità”
Se in economia, nelle statistiche e in altri settori tecnici, possiamo avere degli indicatori precisi, in campo ‘sentimentale’ e ‘umano’ è molto più impensabile, in quanto i sentimenti non sono calcolabili. Eppure, con l’iniziativa ‘Borghi della Felicità’ possiamo anche parlare di ‘Tasso di Gioia’, che fornisce spunti molto interessanti riguardo eventuali adattamenti comportamentali. Questo progetto ritiene che sia possibile determinare miglioramenti nella vita di comunità, grazie a vari elementi, come ad esempio: la tutela e valorizzazione delle risorse locali per raggiungere il benessere dell’intera comunità, l’uso consapevole delle tecnologie e lo sviluppo di un’economia vicina alle potenzialità e alle fragilità del territorio e alle capacità delle persone.

L’obiettivo è quello di creare un rapporto sereno, positivo e riequilibrato tra uomo e ambiente, ripartendo dalla scoperta del patrimonio materiale e immateriale che ogni borgo offre. La varietà dell’offerta culturale è necessaria per integrare le giovani generazioni e renderle protagoniste attive del processo di cambiamento e riappropriazione del contesto.
Per un pugno di… case!
Il turismo, si sa, è uno dei settori che contribuisce di più al PIL italiano (ben il 15 percento), creando nuovi posti di lavoro e contribuendo alle casse dello Stato. Tutto questo grazie ai milioni di turisti che ogni anno decidono di trascorrere le vacanze presso le città italiane più famose e scoprendo i nuovi borghi. Proprio quest’ultimi possono godere, come le grandi città, di attrazioni turistiche e architettoniche ricche di storia e cultura.
Purtroppo, però, in quest’ultimi anni i borghi stanno seriamente risentendo dello spopolamento da parte delle nuove generazioni che si sentono sacrificate nel vivere vite solitarie, senza svaghi, senza lavoro e senza nuove conoscenze con altre persone; è, chiaramente, più evidente rispetto alle metropoli molto più popolate in partenza.

La fuga da parte degli abitanti da questi borghi è la causa principale del conseguente abbandono della cura del patrimonio paesaggistico e culturale. C’è una soluzione a questo problema? Come la stragrande maggioranza dei problemi, non mancano di certo le soluzioni, basta avere molta volontà, creatività, spirito di iniziativa, ovviamente con il supporto politico ed economico. Che l’italiano medio è un tipo molto creativo lo si è sempre saputo, non ha caso siamo il paese dei grandi artisti, letterati, ingegneri, architetti etc., e di certo non mancano le iniziative, come quest’ultima che vi sto per raccontare. Il nome è quasi utopistico, chi ne ha sentito parlare avrà pensato che fosse uno scherzo, nel peggiore dei casi una truffa, o qualcosa che fosse destinata a morire, eppure è diventata realtà. Stiamo parlando del progetto ‘CASE A 1 EURO’.
Vendesi casa a… 1 euro!
Come anticipato sopra, alcuni borghi italiani, da Nord a Sud, hanno aderito a questo progetto per ripopolare i piccoli borghi che rischiavano di cadere nel dimenticatoio a seguito, non solo delle già citate ‘fughe giovanili’, ma anche delle sempre più frequenti morti, maggiori rispetto alle nascite. Inizialmente non ci fu un grande riscontro da parte delle persone, ma poi questa strategia di lungo respiro è diventata attrattiva per chi cercasse casa a basso costo ridare lustro ai borghi italiani che tutto il mondo ci invidia per la loro straordinaria bellezza, e per quello spirito d’altri tempi oggi tanto ricercato. Inoltre, il progetto ‘Case a 1 euro’ potrebbe dare una scossa al mercato immobiliare facilitando l’accesso alle case di proprietà ai giovani, per i quali la possibilità di poter accedere ad un mutuo è spesso di questi tempi un ostacolo insuperabile.

Non da meno con la ripopolazione di questi piccoli paesi si promuove anche la nascita di attività turistiche, attivando l’economia di tutta la zona interessata. Sempre nell’ottica di accoglimento turistico, si può vagliare la possibilità di riqualificare l’immobile in un piccolo hotel, un B&B, o pensare ad un progetto più ampio che interessa anche più immobili all’interno dello stesso paese con la possibilità di creare un albergo diffuso. Insomma, di grandi possibilità ce ne sono, l’importante è la volontà di rinascere e ripartire.
Conclusioni: ciak, si svolta! (green)
L’ecologia, la riqualificazione urbana e paesaggistica, riguardano molti settori, ma mai si penserebbe al mondo del cinema. Esattamente, anche il cinema risente molto di questo fenomeno artistico. Ne è un esempio la città di Londra, con un progetto che si chiama ‘Cineroleum’, autogestito dallo studio londinese ASSEMBLE che mira a riqualificare le circa 4.000 stazioni di servizio ormai in disuso sul territorio inglese e sensibilizzare gli utenti per promuovere nuovi utilizzi. Così è nato il cinema all’aperto costruito direttamente all’interno dei resti di una stazione di benzina, in cento Clerkenwell Road, a Londra.

A separare la sala di proiezione dal ciglio della strada solo un tendaggio argentato che, abbassandosi, separa lo spazio della finzione cinematografica dalla realtà urbana. Gli spettatori vengono riuniti all’interno della sala di quella che era una stazione di servizio, avvolta da tende che la isolano dal contesto esterno, seduti su comode sedie flip–up ricavate da assi riciclate da ponteggi, disegnate ed assemblate da una squadra di circa cento volontari.
Non possono mancare ovviamente popcorn e biglietti cartacei old style. Al termine dello spettacolo, i drappeggi si sollevano lasciando di stucco lo spettatore, seduto sul ciglio della strada, tra lo stupore dei passanti. Al Cineroleum di Londra sono in mostra film contemporanei, ma anche cortometraggi e documentari, per spettatori di nicchia, in contrapposizione alla crescente popolarità dei cinema 3D di oggi.
Il progetto di riqualificazione di spazi inutilizzati era già stato affrontato a Londra con la realizzazione del cinema Portobello pop–up, incontrando grande entusiasmo tra il pubblico, oggi noto per gli annuali Film Festival, che di solito si tengono a settembre. In conclusione, se fossimo in un film, tutto ciò che vorremmo sarebbe un lieto fine, in cui ci svegliamo e viviamo in un mondo più pulito, dove respiriamo a pieni polmoni aria pulita, dove la natura viene preservata, gli animali rispettati e ben curati e, soprattutto, ci sia più solidarietà tra abitanti, dalle grandi metropoli, ai sob(borghi). Un mondo, quindi, dove niente e nessuno è più abbandonato a sé stesso, ma riqualificato.

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