A cura di Marianna Lamanna
In questo articolo si cercherà di affrontare l’argomento della crisi giovanile, cercando di evidenziare la sua causa: la mancanza di lavoro o la cattiva gestione di esso a cui i giovani sono condannati.

Infatti, il lavoro verrà visto come l’unica causa di malessere giovanile, portandolo in correlazione con alcuni degli gli eventi negativi della nostra Era, arrivando alla quasi scontata conclusione di un banale paragone di quella che è stata la gioventù dei nostri padri, che se pur con realtà diverse, porta ad aprire un solo ed unico varco di comprensione verso questi giovani ragazzi impauriti e per alcuni versi scoraggiati.
Immaginiamo che…
Uno scrittore conosce molto bene quanto può essere difficile trovare il giusto input per scrivere il suo articolo, perché bisogna cercare di trovare la prima parola che dia evoluzione a tutto il resto, e che il resto sia capace di reggere tutta la logica della tesi che si vuole supportare. Questo esempio riportato può sembrare banale, ma in realtà, per l’argomentazione che sto per supportare non è assolutamente così, anzi forse è un esempio molto calzante.

Vi spiego subito: Immaginate che al posto dello scrittore ci sia un giovane ragazzo o ragazza che per la prima volta si affaccia nel mondo del lavoro. Questo essere sarà di certo impaurito e titubante, ma allo stesso tempo cercherà di mostrare una faccia orgogliosa e quasi spavalda, facendo leva sui suoi studi o sulle poche esperienze già avute e magari al primo colloquio di lavoro nonostante la sua capacità di finzione, nel cercare di apparire come un essere con esperienza, crollerà.
Il mercato del lavoro: il primo shock
Forse, quasi tutti possono spiegare quali siano state le prime paure provate all’ingresso del mercato del lavoro. Dove, di colpo ti accorgi che tutti gli esami dati all’Università non ti servono poi tanto nella vita reale o forse ti servono solo per cercare di dare una logica alla vita che stai cercando di costruire e portare avanti. O dove, tutte le esperienze pregresse sono inutili, dato che in questo mercato devi sempre riconciare a ricostruire tutto da capo e quel poco che hai lo devi aggiornare altrimenti non serve e magari comprendi che forse nelle tue prime esperienze sei stato agevolato per la tua giovane età.

Di sicuro, tutti i laureati posso descrivere la sensazione provata il giorno della propria laurea: quella sensazione di libertà e dominio del mondo, che porta a farti sentire importante, adulto e pronto ad affrontare qualsiasi avventura. Ma quella sensazione purtroppo è breve, perché già dal giorno dopo arriva la paura dell’ignoto. Già dalla mattina seguente non hai più una meta e te ne devi trovare un’altra, la più difficile da trovare: quella del lavoro. E subito comprendi che la festa è finita e che sei nel mondo degli adulti e che tu sei la new entry a cui nessuno darà retta, neanche il tuo stesso Stato.

Lo Stato e i giovani
E già, perché lo Stato in cui vivi, usa i giovani come un buon argomento di campagna elettorale, ma all’atto pratico preferisce nutrire l’assistenzialismo di gente che non darà mai un ritorno economico e sociale agli aiuti dati. Questo perché? Semplice, l’assistenzialismo crea voti, appoggio, mentre i giovani per loro natura fanno domande e il cervello lo fanno funzionare e che quindi prima di mettere la x sulla scheda elettorale non sono una certezza sicura…. Non sono manovrabili…. E se lo sono è solo per un breve attimo, giusto il tempo che si accorgano che li vuoi solo prendere in giro. Insomma, per la politica di uno Stato i giovani rappresentano il cavallo più forte ma anche il più caparbio, quello a cui non basta una carota per poter camminare o un frustino, anzi con loro, se usi la forza non fai altro che peggiorare la situazione, non voglio critiche e colpe che non sono le loro (com’è successo con la Fornero). Loro voglio certezze, fatti reali, vogliono vedere i risultati…. Tutte cose che la politica difficilmente è capace di offrire ai propri elettori.
Così, lo Stato cerca di curare i giovani con politiche che seguono teorie molto valide, ma allo stesso tempo non si preoccupa di supervisionare se le direttive date siano rispettate a dovere da un datore di lavoro o da un Admin. Ed è a questo punto che nasce il perché i giovani sono sempre la parte della popolazione arrabbiata e prepotente. Infatti, ogni epoca ha sempre avuto giovani arrabbiati e che, proprio per il fatto che non erano ascoltati, cercavano di fare di testa loro, e magari di combinare anche danni pur di essere ascoltati. Molti ragazzi come me, cioè figli dei gloriosi anni ’80 e ’90, possono dire di aver visto una foto dei loro padri che per protesta portavano barba e capelli lunghi e che si reggevano come potenziali socialisti e comunisti, mentre i loro genitori li chiamavano “capelloni”.

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