A cura di Giammarco Sestili
Come il grande filosofo e scrittore francese Voltaire affermava: ‘Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno.’ Una frase breve, ma molto forte, perché rispecchia a pieno la realtà dei fatti. Una realtà spesso in contrasto con il mondo giovanile che ancora soffre della mancanza di possibilità lavorative nella maggior parte dei settori ed è costretto ad emigrare, nella migliore delle ipotesi dal centro-sud al Nord-Italia, nella peggiore delle ipotesi direttamente all’estero, con la speranza di trovare il luogo ideale dove crescere professionalmente.

L’erba del vicino è davvero ‘sempre più verde’?
Ricordo ancora una riunione tenuta nella città di Torino nel 2019, quando si parlava di come far rinascere il capoluogo piemontese, come far sì che tornasse ad essere quella metropoli fruttifera degli anni Sessanta. Mi è rimasto impresso l’intervento di un imprenditore della città che parlò proprio dei giovani post-Brexit e il loro futuro: analizzò il fatto che proprio le nuove generazioni emigrano in Inghilterra non perché trovano il lavoro dei loro sogni, con paghe molto elevate rispetto a quelle italiane, bensì per cercare lavori umilissimi (lavapiatti, facchini, addetti alle pulizie) per pochi soldi che non arrivano a prendere neanche in Italia (si parla di circa 800/900 sterline). Su che cosa la politica del nostro Paese, le nostre grandi aziende e noi cittadini ci dobbiamo interrogare per far sì che l’Italia torni ad essere grande come lo era durante l’era del boom economico?

‘Il lavoro nobilita (mobilita) l’uomo’
Una frase che abbiamo sentito pronunciare fin da piccoli, anche se attualmente l’odioso politicamente corretto si scaglierebbe contro questo proverbio perché sarebbe troppo discriminatorio verso il mondo femminile, in quanto non viene pronunciato il termine ‘donna’. Eppure, in questi ultimi anni le cose pare si stiano ribaltando da parte di tanti giovani, specie nelle nuove mentalità che portano a fare dei ragionamenti per nulla produttivi, sia per loro stessi, che per la nazione in cui vivono. Oramai si ascolta spesso dire ‘lavori se hai bisogno’, ‘dipende da quello che cerchi’ o altre frasi deliranti che nascondono la mancanza di volontà da parte di molti ragazzi e ragazze di mettersi in gioco, iniziare a fare nuove esperienze formative, studiare per migliorare, arricchire il proprio curriculum.
Da figlio di un operaio oramai in pensione posso dire che il titolo del paragrafo ha rispecchiato pienamente la sua carriera passata e la mia attuale, perché entrambi abbiamo viaggiato per lavoro, senza mai fermarci davanti a nulla, senza mai lasciarci ostacolare da problemi di diversa natura. Proprio grazie alla nostra determinazione e alla nostra esuberanza abbiamo ottenuto grandi risultati nei nostri mestieri, non ci siamo mai lasciati abbattere da svariate crisi economiche e lavorative che hanno afflitto l’Italia, non abbiamo mai aspettato l’elemosina di stato che oggi porta il nome di ‘Reddito di Cittadinanza’. Nonostante ci siano lavori che non valorizzino i propri studi e non danno modo di emergere subito, con paghe non del tutto soddisfacenti, bisogna sempre tener conto della gavetta, un concetto che non è più di moda tra le nuove generazioni, ma si pretende tutto e subito, senza partire dal basso, dalle basi. Solo così si apprezza ciò che si è ottenuto dal sacrificio.

Da Renatino ad Alessandro Borghese: polemiche sterili
Come affermava uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento, Umberto Eco: ‘I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”
Non c’è miglior riassunto per far capire che le polemiche spesso infiammano gli utenti dei social network, senza ovviamente portare a nulla, ma solo chiacchiere per creare accese discussioni. Una delle vittime di questa inutile diatriba riguarda proprio la pubblicità del ‘Parmigiano Reggiano’, accusata da molti di essere una propaganda allo sfruttamento del lavoro incarnata proprio dal personaggio di Renatino, il quale lavora 365 giorni l’anno senza riposare.
Ora, premettendo che i diritti dei lavoratori sono spesso violati, il Parmigiano Reggiano viene veramente lavorato ogni giorno per seguire il ciclo produttivo che lo contraddistingue; quindi, Renatino è solo una metafora cinematografica. Usare un linguaggio cinematografico senza criterio per fare uno spot pubblicitario è totalmente sbagliato. Usare un linguaggio cinematografico per uno spot TV è ancora più sbagliato e poi usarlo anche per il digitale è masochista. Ogni mezzo pubblicitario ha il suo registro linguistico, il suo formato, le sue modalità espressive: usiamole.

Il ‘Caso Borghese’
Altro caso riguarda lo chef stellato Alessandro Borghese, che sicuramente non è l’ultimo arrivato nel mondo della cucina, ma ha alle spalle anni e anni di gavetta. Il noto chef italiano aveva pronunciato queste parole (che in parte rispecchiano quello che ho affermato nel paragrafo precedente): ‘Sarò impopolare, ma non ho alcun problema nel dire che lavorare per imparare non significa essere per forza pagati. Io prestavo servizio sulle navi da crociera con ‘soli’ vitto e alloggio riconosciuti. Stop. Mi andava bene così: l’opportunità valeva lo stipendio. Oggi ci sono ragazzetti senza arte né parte che di investire su loro stessi non hanno la benché minima intenzione. Manca la devozione al lavoro, manca l’attaccamento alla maglia’…
Frasi che hanno suscitato uno scalpore non indifferente, ma che ha spaccato in due l’opinione pubblica, tra chi avesse fatto veramente la gavetta (ed era d’accordo con Borghese) e chi invece non ha mai lavorato (in completo disaccordo con Borghese). Sicuramente sarebbe d’accordo con lui il Maestro di Alta Pasticceri Iginio Massari che ha raccontato del suo grande amore per il proprio lavoro, perché gli ha dato tutto quello che voleva, ma se si vogliono ottenere dei risultati bisogna lavorare sodo. Perfino sua figlia Debora è stata messa alla prova da suo padre, che l’ha fatta partire dal basso per poi arrivare a portare avanti quel piccolo/grande impero della pasticceria in Italia che gestiscono assieme. Anche lei, appunto, ne ha fatta di gavetta.

Bisogna osare se si vuol vivere davvero
Il miglior modo per concludere la tematica affrontata, con questa affermazione molto interessante di Vincent Van Gogh, uno dei più grandi artisti del XIX Secolo, che aveva ben compreso che senza il lavoro non si può vivere e non si possono realizzare i propri obiettivi. Nonostante questo genere di frasi siano pronunciate da persone che hanno vissuto parecchi anni fa, possono ancora essere considerate molto più che attuali e andrebbero ricordate a molti giovani che non si pongono degli obiettivi lavorativi affinché realizzino nuove carriere. Come anche ci viene ricordato in più occasioni: ‘Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua.’ Verissimo, ma anche fare lavori che non rispecchiano quello che ti piace al 100% rappresentano comunque delle esperienze che formano e creano opportunità dove mettersi in gioco, perché il ferro battuto quando è caldo, cioè quando ancora siamo giovani e abbiamo la forza di battere questo ferro.

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